PD CHIETI

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martedì 21 gennaio 2014

Un secondo autogol.

Gianni Cuperlo si è dimesso, oggi, da Presidente del Pd. La decisione, sicuramente meditata e sofferta, è stata presa all'indomani della riunione della direzione nazionale del partito che, con 111 voti a favore e 34 astenuti, ha accolto le proposte avanzate dal neo segretario Matteo Renzi che, nella replica conclusiva, aveva usato toni a mio parere inaccettabilmente sferzanti nei confronti di Cuperlo che, intervenendo, aveva sollevato alcune questioni di merito non secondarie. Ci sarà tempo per riflettere più approfonditamente sulle proposte di nuova legge elettorale presentate da Renzi dopo il discusso incontro con il pregiudicato Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale dalla Cassazione. Ciò che oggi a me preme sottolineare è che Cuperlo, sconfitto nettamente al Congresso dell'8 dicembre 2013 da Matteo
Renzi, non avrebbe dovuto accettare l'incarico propostogli da un segretario che dimostra molta insofferenza per il sia pur minimo dissenso interno. Il leader di un partito che non a caso di è voluto definire 'democratico' dovrebbe avere, almeno a mio parere, la capacità di riunire le varie anime che lo compongono, portare a sintesi le diversità, non di assumere atteggiamenti sprezzanti verso chiunque dissenta. E' già successo, purtroppo, con l'ironico “Fassina chi? che ha portato alle dimissioni l'ex Vice Ministro dell'economia ed oggi è toccato a Cuperlo. Domani o nei giorni successivi a chi toccherà? Il Pd ha avuto circa 9 milioni di voti alle elezioni politiche del febbraio 2013. Alle primarie riservate ai soli iscritti, Renzi ha avuto il consenso di 133.892 votanti (45,34%), Cuperlo 116.454 voti (39,44%), Civati 28.841 (9,43%), Pittella 17.117 (5,80%), vincendole ma non in maniera schiacciante come, invece, è successo con quelle riservate a tutti, iscritti e non, svolte l'8 dicembre 2013, quando alle primarie hanno partecipato 2.814.881 persone e Renzi, con 1.895.332 voti, pari al 67,55%, ha avuto un indiscutibile successo che, però, almeno a mio parere, non giustificano alcuni atteggiamenti che denotano una certa arroganza unita alla convinzione di essere l'uomo solo al comando di una moderna sinistra.


Ora, io pongo una semplice domanda: è sicuro, Matteo Renzi, di interpretare correttamente anche il pensiero dei circa 6 milioni di elettori del Pd che non hanno partecipato alle primarie e che potrebbero avere, culturalmente, un atteggiamento diverso di fronte ad un decisionismo abbastanza lontano dalle proprie corde? Ho già scritto, in precedenza, che con il “Fassina chi?” Renzi aveva fatto un primo autogol. Le odierne dimissioni di Cuperlo ne rappresentano un secondo. Non sarebbe il caso, allora, di fermarsi un attimo per riflettere, ricompattare il partito anche in vista dei futuri, difficilissimi impegni elettorali per le europee del maggio prossimo che, in alcune Regioni come l'Abruzzo, coincideranno con le regionali?

Giustino Zulli

Chieti, 21 gennaio 2014

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